RISCHIARE DI MORIRE PER UNA CICLABILE
Da agosto una delle più importanti vie di accesso al centro della città è diventata un inferno - Prima subiva la piaga delle automobili perennemente in doppia fila, ora lo spazio destinato ai ciclisti ha ridotto quello della carreggiata e il rischio di incidenti anche gravi è molto alto - Il problema è reale e ha scatenato le ire degli abitanti della zona, ma anche la guerra tra i partiti: la sinistra difende il sindaco Beppe Sala e la sua assessora alla mobilità Arianna Censi, la destra grida allo scandalo - Comunque c’è ancora tempo per apportare modifiche, se si è capaci di usare il buonsenso
di ACHILLE MEZZADRI
Si può rischiare di morire per una pista ciclabile? A Milano sì. Accade in via Novara, una delle più importanti vie d’accesso alla città. La giunta di sinistra guidata d Beppe Sala, con in prima linea l’assessora alla mobilità Arianna Censi, già vice sindaca, sta portando avanti con decisione il programma di ampliamento dei percorsi ciclabili e da agosto è sotto accusa per il macello che ha creato la “bike lane” di via Novara, che ha l’ambizione di raggiungere Settimo Milanese partendo da via Rembrandt. Che cos’è una “bike lane”? Viene chiamata così, “corsia per le bici”, perché, senza essere una vera e propria pista ciclabile, corre per oltre 5 chilometri tra il marciapiede e la carreggiata con il solo tratteggio orizzontale disegnato sull’asfalto, senza cordoli né altre protezioni. E’, insomma, una corsia, non una pista apposita. Il risultato pratico, co-munque, è un obbrobrio: le macchine che prima venivano parcheggiate accanto al marciapiede, ora restringono lo spazio rimasto per la carreggiata. E si può immaginare che cosa potrebbe capitare a un automobilista che “osi” scendere dal proprio mezzo mentre arrivano le auto lanciate come fossero in una gara di Formula 1. ....