Il mio pensiero all'anno che verrà (ormai imminente) è in dialetto parmigiano. È il mio saluto acido al Venti Venti e il mio benvenuto, pieno di speranza, al Venti Ventuno. Auguri a tutti
I ricordi (e non solo) di oltre cinquant'anni anni di carriera di un testimone del tempo
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giovedì 31 dicembre 2020
Pensiero stupendo: il 2021 sarà migliore
Il mio pensiero all'anno che verrà (ormai imminente) è in dialetto parmigiano. È il mio saluto acido al Venti Venti e il mio benvenuto, pieno di speranza, al Venti Ventuno. Auguri a tutti
martedì 29 dicembre 2020
Cinema e realtà: il film del momento
L’incredibile storia
dell’Isola delle rose
È uscito da pochi giorni su Netflix il film ispirato a una vicenda del 1968
che ha fatto storia, quando in acque extraterritoriali, ma a poche
miglia da Rimini, l’ingegnere bolognese Giorgio Rosa, costruì una piattaforma che trasformò in uno Stato indipendente - Film divertente,
con un cast che annovera tra gli altri Elio Germano, straordinario
protagonista, Fabrizio Bentivoglio e Luca Zingaretti -
Il film è e divertente, anche se la realtà storica, come spesso capita in questi casi, è parzialmente deformata
di ACHILLE MEZZADRI
Nel primo periodo in cui lavoravo alla Rusconi, nel settimanale allora diretto da Mario Palumbo, ero al telefono con il grande Giorgio Torelli quando arrivò Mario, che era cresciuto a Parma nella Legione Carabinieri essendo figlio del comandante, e gli chiese: “Come si fa a essere un vero parmigiano?”. Torelli non fece una piega. “Semplice, caro Mario, bisogna essere immaginifici”. E certamente immaginifico, ma all’ennesima potenza, fu l’ingegnere bolognese Giorgio Rosa (nato nel 1925 e scomparso nel 2017) che addirittura si inventò una piattaforma in acqua extraterritoriali, a 6,27 miglia nautiche da Rimini, che trasformò in Stato indipendente. Non era parmigiano, l’ingegner Rosa, ma sempre emiliano era. Sarà l’aria…sabato 26 dicembre 2020
Una nuova rubrica: "Pensieri in libertà"
Giù la maschera
Il 2020, anno bisesto, è stato l’anno della pandemia e, quindi, delle mascherine protettive - Grazie ai vaccini ce ne liberemo, prima o poi, ma riusciremo a toglierci
la maschera, dietro la quale spesso ci nascondiamo nel tentativo di dare al prossimo un’immagine diversa di noi?
Nel 2020 anno bisesto, siamo diventati esperti nostro malgrado di mascherine protettive. Sappiamo tutto delle differenze tra quelle chirugiche, le FFP1, FFP2, FFP3, siamo perfino caduti nelle tentazione di indossare quelle fashion come se dovessero servirci per una “prima” alla Scala. Ci hanno insegnato ad usare le mascherine e ci siamo abituati, anche se alcune ci fanno venire le orecchie a sventola. Alterniamo le chirurgiche alle altre, le monouso alle lavabili, sono entrate insomma nel nostro guardaroba, al pari dei calzini. Però, nonostante l’assuefazione, non vediamo l’ora di disfarcene. Tranquilli, accadrà. Grazie al vaccini nel 2021, per tutti o quasi arriverà il tempo in cui potremo dire addio a...
martedì 15 dicembre 2020
Le interviste indimenticabili: Bruno Rossi
DA PARMA A PARMA, PASSANDO PER IL MONDO
Nell'aprile 2013 il grande giornalista parmigiano, già inviato della "Domenica del Corriere" e del "Corriere della sera", nonché già direttore della "Gazzetta di Parma", compì 80 anni e gli dedicai 15 pagine su Pramzanblog - Un articolo prezioso, perché Bruno mi parlò di tutto: della sua infanzia a Parma, della sua passione per il giornalismo, dei suoi primi passi alla "Gazzetta", di quando spiccò il volo per Milano, del trio Chierici-Rossi-Barigazzi che Aldo Curti chiamava amabilmente "i tri sjochètt", di quando fece l'orango per 40 minuti e di quando incontrò, per caso, Madre Teresa di Calcutta - Mi spiegò perfino l'origine dell"ambaradan"
Parma ha regalato al giornalismo nazionale, e non solo, decine e decine di "penne d'oro", giornalisti che hanno girato il mondo scrivendo pagine della storia contemporanea. Inviati, direttori, autori di libri che sono enttati in tutte le biblioteca. Non è questo il momento di ricordare tutti i nomi, che sono tanti, ma di ricordare una memorabile intervista che feci, nell'aprile 2013, per Pramzanblog, a Bruno Rossi, nativo di borgo del Naviglio. Da quel borgo, dopo il tradizionale e inevitabile tirocinio alle redazioni locali dell' Avvenire e del Resto del Carlino e poi alla Gazzetta di Parma, spiccò il volo per le grandi testate, così come i suoi compagni d'avventura alla cronaca della Gazzetta, Maurizio Chierici e Giuseppe Barigazzi, con i quali dall'indimenticabile Aldo Curti si vide affibbiare l'amabile appellativo di "i tri sjochètt". L'intervista del 2013 a Rossi è stata certamente una delle più belle che ho scritto e credo che sia buona cosa riproporla. Eccola.
domenica 13 dicembre 2020
Torna "Bón Nadäl ala pramzàna"
sabato 12 dicembre 2020
La diretta di "Believe in Christmas"
Sontuoso ed emozionante spettacolo che il tenore ha regalato al mondo, affiancato dalla figlia Virginia di 8 anni - Musiche di ambientazione natalizia, con la partecipazione di grandi star, come il mezzosoprano Cecilia Bartoli, Zucchero, il soprano Clara Barbier Serrano e la violinista Anastasiya Petrishak - Orchestra del Teatro del Silenzio, condotta da Steven Mercurio
di ACHILLE MEZZADRI
Ventidue euro spesi bene. Assistere a uno straordinario concerto in diretta dal Teatro Regio di Parma con Andrea Bocelli Cecilia Bartoli, Zucchero, il soprano Clara Barbier Serrano e la violinista Anastasiya Petrishak per 22 euro non capita tutti i giorni. Spettacolo sontuoso ed emozionante questo Believe in Christmas, di grande valore artistico. Un Regio privo di pubblico, ma riempito dal calore della voce di Bocelli e degli altri cantanti, dalle straordinarie coreografie di Tiziana Pagliarulo, dall'Orchestra del Teatro del Silenzio, condotta da Steven Mercurio, dal Coro del Teatro Regio diretto magistralmente come solito dal maestro Martino Faggiani. Veniva voglia di mettersi in smoking, seppur seduti davanti allo schermo del computer. Bocelli ha emozionato con brani celebri come...
venerdì 11 dicembre 2020
Gazzetta di Parma, il primo amore
DA UNA SCATOLA SPUNTARONO
I NUMERI INTERNI DELLA “GAZZA”
Basta niente per farsi prendere dalla nostalgia: è sufficiente aprire una scatola e trovarvi un cartoncino con stampati i numeri interni del giornale dove è cominciata la tua carriera - Molti nomi, purtroppo la maggioranza, sono di colleghi, anzi di amici, che non ci sono più - Schiaretti 33, Molossi 20, Bellè 44… - Rivedere quei numeri è come rivivere quei tempi lontani, quando alla “mia” Gazzetta si viveva ancora l’epopea dell’”uno per tutti, tutti per uno” e ci si ritrovava con le famiglie anche in discoteca o per una gita…
di ACHILLE MEZZADRI
giovedì 10 dicembre 2020
Anche "Pablito" ci ha lasciati
La scomparsa di Paolo Rossi
QUELLA BUGIA QUANDO
SI SPOSÒ CON SIMONETTA
Nel numero 37 del 1981 di Gente il grande Pablito (soprannominato così dal Mundial in Argentina del 1978), che ancora non aveva finito di scontare la lunga squalifica inflittagli dalla giustizia sportiva per il calcioscandalo, firmò il diario delle sue nozze a Vicenza con Simonetta Rizzato, la sua prima moglie - Ora posso svelare il retroscena di quello “scoop” - Conoscevo Rossi da due anni, dal tempo del clamoroso processo sportivo
di ACHILLE MEZZADRI
Dopo Maradona, anche Pablito. Le stelle si accendono e si spengono e l’universo le sostituisce con altre. Ma restano nei cuori di chi, con quelle stelle, ha gioito e pianto. E sognato. Paolo Rossi, da poche ore stroncato a 64 anni da un male inesorabile, non aveva ancora compiuto 22 anni quando, dal 1° al 25 giugno del ’78, indossò la maglia azzurra al mondiale in Argentina e con i suoi tre gol contribuì al lusinghiero quarto posto del l’Italia. E il giornalista Giorgio Lago coniò per lui il soprannome di Pablito. Fu infatti in quel mondiale che si accese la stella di Pablito, quel ragazzo di Prato che si era fatto le ossa nelle giovanili della Juventus, ma che aveva cominciato a farsi conoscere, due anni prima, con la maglia del Lanerossi Vicenza. Nei giorni di quel Mundial in Argentina gli italiani si innamorarono di Pablito e rimasero increduli, nell’80, quando quel ragazzo che li aveva abbagliati con i suoi gol, fu coinvolto nel vergognoso calcioscandalo. Lui si dichiarò sempre innocente, ma la giustizia sportiva non fu del suo avviso e gli comminò una lunga squalifica. La stella di Pablito sembrava ormai spenta, invece si riaccese nel 1982, quando il mai dimenticato Enzo Berarzot, che l’aveva lanciato nel Mundial argentino, a squalifica scontata lo rivolle in azzurro. E fu trionfo. Sei gol (con una memorabile tripletta al Brasile) titolo di capocannoniere del torneo e, soprattutto, grande protagonista del mondiale vinto. Fu in quegli anni che mi occupai più volte di Rossi. A quel tempo....