QUANDO "NICCHIO" MI CHIESE:
"PERCHÈ MI DAI DEL TU?"
Trentotto anni fa, il 5 febbraio 1983, morì il grande giornalista Benito Montan, che fu “anima”
della redazione parmigiana del “Resto del Carlino” -
Amante della montagna, si sfracellò sull’Alpe di Succiso - Aveva 57 anni - Il mio primo incontro-scontro con lui fu per me una grande lezione di vita
di ACHILLE MEZZADRI
Il 5 febbraio dell’83, 38 anni fa, ero già a Milano da 12 anni, ma rimasi folgorato da una notizia che mi fu data per telefono da un amico: era morto Benito Montan, tradito dalla sua passione per la montagna. Si era sfracellato, a 57 anni, all’Alpe di Succiso, il monte che sovrasta il passo del Cerreto e il Passo del Lagastrello. Era in compagnia di un amico, l’avvocato Carlo Andrea Cremonini. Scivolarono entrambi, ma lui non ebbe scampo, mentre l’amico, nonostante le gravi ferite, si salvò. Il primo a riconoscere la salma fu, appena arrivato sul posto, Giovanni Ferraguti.
Io avevo conosciuto Montan ai tempi in cui io ero cronista alla Gazzetta di Parma e lui guidava la redazione del Resto del Carlino. Era, per me, un “nemico”, perché i due giornali erano divisi da un’accesa rivalità e il Carlino, diretto magistralmente dal “Nicchio” (questo era il suo soprannome) ci teneva il fiato sul collo. Prima di lui Aristide Barilli era bravo, ma non riusciva a spaventare noi cronisti della Gazza. Con il “Nicchio” era in corso una guerra all’ultimo scoop. L’allora nostro segretario di direzione, Bruno Castelli, aveva anche il compito...
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