sabato 6 febbraio 2021

La scomparsa di Luciano Micconi


QUELLA TELEFONATA IN PRAMZÀN

A PRAGA CON EGISTO CORRADI…

Tra pochi giorni, il 15 febbraio, avrebbe compiuto 99 anni -

Per solo un anno non ha realizzato il sogno

di diventare centenario -  Punto di riferimento per tre

generazioni di giornalisti parmigiani, è stato

l’indimenticabile segretario dei redazione del “Corriere della sera”, con ben sette direttori, da Alfio Russo a

Ugo Stille - È diventata storica la sua telefonata in dialetto parmigiano nel ’68 con Egisto Corradi, inviato

a Praga durante l’invasione sovietica

- Era lo zio materno dello chef stellato Massimo Spigaroli


di ACHILLE MEZZADRI


Micconi con Molossi e Rossi

Ricordando Luciano Micconi, scomparso a 98 anni, quando ormai gli mancavano soltanto pochissimi giorni per compirne novantanove il 15 febbraio (non ce l’ha fatta a realizzare il sogno di diventare centenario) mi viene da definire questo caro amico come una specie di “guru” del giornalismo parmigiano (e non solo). Perché Luciano non è stato soltanto un ottimo giornalista del Corriere della sera, del quale ha ricoperto i ruoli di cronista, capo degli interni, caporedattore e di leggendario segretario di redazione con sette direttori, da Alfio Russo a Ugo Stille, ma perché è stato il punto di riferimento di tre generazioni di giornalisti parmigiani e non solo. Sempre pronto a ideare, imbastire eventi,  rimpatriate, dare il suo contributo utilizzando le sue mille conoscenze.

Tutti gli volevano bene, perché, come si dice a Parma....

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venerdì 5 febbraio 2021

Chiedi chi era... Benito Montan

 QUANDO "NICCHIO" MI CHIESE:

"PERCHÈ MI DAI DEL TU?"

Trentotto anni fa, il 5 febbraio 1983, morì il grande giornalista Benito Montan, che fu “anima”

della redazione parmigiana del “Resto del Carlino” -

Amante della montagna, si sfracellò sull’Alpe di Succiso - Aveva 57 anni - Il mio primo incontro-scontro con lui fu per me una grande lezione di vita


di ACHILLE MEZZADRI


Il 5 febbraio dell’83, 38 anni fa, ero già a Milano da 12 anni, ma rimasi folgorato da una notizia che mi fu data per telefono da un amico: era morto Benito Montan, tradito dalla sua passione per la montagna. Si era sfracellato, a 57 anni, all’Alpe di Succiso, il monte che sovrasta il passo del Cerreto e il Passo del Lagastrello. Era in compagnia di un amico, l’avvocato Carlo Andrea Cremonini. Scivolarono entrambi, ma lui non ebbe scampo, mentre l’amico, nonostante le gravi ferite, si salvò. Il primo a riconoscere la salma fu, appena arrivato sul posto, Giovanni Ferraguti.

Io avevo conosciuto Montan ai tempi in cui io ero cronista alla Gazzetta di Parma e lui guidava la redazione del Resto del Carlino. Era, per me, un “nemico”, perché i due giornali erano divisi da un’accesa rivalità e il Carlino, diretto magistralmente dal “Nicchio” (questo era il suo soprannome) ci teneva il fiato sul collo. Prima di lui Aristide Barilli era bravo, ma non riusciva a spaventare noi cronisti della Gazza. Con il “Nicchio” era in corso una guerra all’ultimo scoop. L’allora nostro segretario di direzione, Bruno Castelli, aveva anche il compito...

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mercoledì 3 febbraio 2021

30 anni fa “Cuore” arrivò nelle edicole

MICHELE SERRA & CO., QUELLI DELLA SATIRA 

Il 4 febbraio 1991 l’ex inserto satirico dell’Unità fondato da Serra, Aloi e Paterlini, 

divenne indipendente e vendette a sorpresa

140mila copie a settimana. Raggiunse

poi il suo maggior fulgore

nel 1992, nel periodo dell’inchiesta di “Mani pulite”



di ACHILLE MEZZADRI


Non sono mai stato comunista (anzi) e quindi nel periodo dal 16 gennaio 1989 al 21 gennaio 1991 non potevo sapere che sul quotidiano L’Unità c’era un inserto gratuito settimanale di satira. Però a fine gennaio un grande battage pubblicitario annunciò che l’inserto di satira politica, che si chiamava Cuore, diventava un settimanale autonomo. E siccome tra i fondatori c'era Michele Serra, 
collega che avevo conosciuto nel gennaio del 1984 a Città del Messico, in occasione del record dell’ora di Francesco Moser, quando il giornale uscì, il 4 febbraio 1991, mi precipitai a comprarlo. Anche perché è difficile che un giornalista non si precipiti a comprare il primo  numero di un nuovo giornale. Inoltre Serra mi stava simpatico perché in Messico, dove arrivai con il secondo scaglione di giornalisti italiani, fu il primo che conobbi di quelli che erano già lì e mi accolse dicendomi con un sorriso ironico: ....

Ricordo di un grande pugile: Padovani


DA MONELLO DI STRADA

A CAMPIONE ITALIANO DI BOXE 

Il 4 febbraio 1927 nacque Marcello Padovani, il più grande pugile della boxe parmense - Lo ricordo con questo articolo pubblicato

da Pramzanblog il 16 luglio 2012 - Da dilettante, nel 1951, indossò 15 volte la maglia azzurra e fu medaglia d’argento agli europei

tra i superleggeri e da professionista, nel 1957, conquistò il titolo italiano dei leggeri - Diceva: “Se n’aviss miga incontrè

al sport, forsi a sariss dvintè un delincuént” - Ritiratosi

dal ring si dedicò ai giovani ed ebbe la grande soddisfazione

di lanciare pugili come Damiano Lauretta


 di ACHILLE MEZZADRI


Se ne è andato l’11 giugno del 2001, vent'anni fa, Marcello Padovani. E nel modo che aveva sempre desiderato: sul ring, con i guantoni infilati sulle mani. Diceva sempre al genero Roberto Dallatana (marito della figlia Stefania): “Robèrt, a n’ són miga ‘d césa mo a prégh soltant coll sgnór là ‘d färom morir d’un cólp sul ring e coj guantón infilè”. E così è stato. Stroncato da un infarto sul ring della Boxe Colorno, mentre allenava un suo nuovo pupillo, Oscar Cappa. Aveva 74 anni. E alle spalle un’ot-tima carriera di pugile, che nel ’51 gli regalò la medaglia d’argento agli europei dilettanti, nella categoria dei pesi superleggeri (ma anche 15 maglia azzurre) e nel ’57...

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martedì 26 gennaio 2021

Il 120° anniversario della morte di Verdi

 CARO MAESTRO LE SCRIVO

“Trovo assurdo - ed è assurdo - che si cerchi di aprire le porte del Teatro Ariston di Sanremo quando restano chiuse quelle

del San Carlo di Napoli, dell'Opera di Roma, della Fenice di Venezia, della Scala di Milano, del Lirico di Cagliari, del Regio

di Parma, del Maggio musicale fiorentino, del Carlo Felice di Genova, del Petruzzelli di Bari, del Massimo di Palermo  -

“Le Stagioni liriche vanno avanti in modo penoso, vengono allestite opere in forma di concerto e diffuse in streaming. Mentre a Sanremo

si esclude categoricamente

che possano mancare il pubblico e i giornalisti”



di ACHILLE MEZZADRI


Caro Maestro,

sono passati 120 anni da quel 27 gennaio del 1901, una domenica, quando ci lasciò alle 2 e tre quarti del mattino, nella sua camera 105 del Grand Hotel et de Milan, in via Manzoni, a due passi dalla “sua” Scala. Io non ero ancora nato allora, ma è come se fossi stato lì anch’io, a piangere come tutti quelli che hanno amato, amano e ameranno la sua musica immortale. In una scena del film Novecento di Bertolucci c’è un uomo intabarrato che in bicicletta attraversa i pioppi della Bassa parmense al grido L’è mort Verdi, Verdi l’é mort… In quel grido c’è l’angoscia dei  bussetani, dei parmigiani, dei piacentini, dei milanesi, degli italiani, di tutti i cittadini del mondo. È un’angoscia, Maestro, che si rinnova ogni anno e soltanto la sua musica ci aiuta a mandar giù il magone. Avevo 11 anni quando....

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giovedì 31 dicembre 2020

Pensiero stupendo: il 2021 sarà migliore


Il mio pensiero all'anno che verrà (ormai imminente) è in dialetto parmigiano. È il mio saluto acido al Venti Venti e il mio benvenuto, pieno di speranza, al Venti Ventuno. Auguri a tutti

martedì 29 dicembre 2020

Cinema e realtà: il film del momento

L’incredibile storia

dell’Isola delle rose

È uscito da pochi giorni su Netflix il film ispirato a una vicenda del 1968

che ha fatto storia, quando in acque extraterritoriali, ma a poche

miglia da Rimini, l’ingegnere bolognese Giorgio Rosa, costruì una piattaforma che trasformò in  uno Stato indipendente - Film divertente,

con un cast che annovera tra gli altri Elio Germano, straordinario

protagonista, Fabrizio Bentivoglio e Luca Zingaretti -

Il film è  e divertente, anche se la realtà storica, come spesso capita in questi casi, è parzialmente deformata


di ACHILLE MEZZADRI

Nel primo periodo in cui lavoravo alla Rusconi, nel settimanale allora diretto da Mario Palumbo, ero al telefono con il grande Giorgio Torelli quando arrivò Mario, che era cresciuto a Parma nella Legione Carabinieri essendo figlio del comandante, e gli chiese: “Come si fa a essere un vero parmigiano?”. Torelli non fece una piega. “Semplice, caro Mario, bisogna essere immaginifici”. E certamente immaginifico, ma all’ennesima potenza, fu l’ingegnere bolognese Giorgio Rosa (nato nel 1925 e scomparso nel 2017) che addirittura si inventò una piattaforma in acqua extraterritoriali, a 6,27 miglia nautiche da Rimini, che trasformò in Stato indipendente. Non era parmigiano, l’ingegner Rosa, ma sempre emiliano era. Sarà l’aria…

sabato 26 dicembre 2020

Una nuova rubrica: "Pensieri in libertà"


 Giù la maschera 

Il 2020, anno bisesto, è stato l’anno della pandemia e, quindi, delle mascherine protettive - Grazie ai vaccini ce ne liberemo, prima o poi, ma riusciremo a toglierci

la maschera, dietro la quale spesso ci nascondiamo nel tentativo di dare al prossimo un’immagine diversa di noi? 


Nel 2020 anno bisesto, siamo diventati esperti nostro malgrado di mascherine protettive. Sappiamo tutto delle differenze tra quelle chirugiche, le FFP1, FFP2, FFP3, siamo perfino caduti nelle tentazione di indossare quelle fashion come se dovessero servirci per una “prima” alla Scala. Ci hanno insegnato ad usare le mascherine e ci siamo abituati, anche se alcune ci fanno venire le orecchie a sventola. Alterniamo le chirurgiche alle altre, le monouso alle lavabili, sono entrate insomma nel nostro guardaroba, al pari dei calzini. Però, nonostante l’assuefazione, non vediamo l’ora di disfarcene. Tranquilli, accadrà. Grazie al vaccini nel 2021, per tutti o quasi arriverà il tempo in cui potremo dire addio a... 

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IL VIDEO "GIU LA MASCHERA"



martedì 15 dicembre 2020

Le interviste indimenticabili: Bruno Rossi

DA PARMA A PARMA, PASSANDO PER IL MONDO

Nell'aprile 2013 il grande giornalista parmigiano, già inviato della "Domenica del Corriere" e del "Corriere della sera", nonché già direttore della "Gazzetta di Parma", compì 80 anni e gli dedicai 15 pagine su Pramzanblog - Un articolo prezioso, perché Bruno mi parlò di tutto: della sua infanzia a Parma, della sua passione per il giornalismo, dei suoi primi passi alla "Gazzetta", di quando spiccò il volo per Milano, del trio Chierici-Rossi-Barigazzi che Aldo Curti chiamava amabilmente "i tri sjochètt", di quando fece l'orango per 40 minuti e di quando incontrò, per caso, Madre Teresa di Calcutta - Mi spiegò perfino l'origine dell"ambaradan"


Parma ha regalato al giornalismo nazionale, e non solo, decine e decine di "penne d'oro", giornalisti che hanno girato il mondo scrivendo pagine della storia contemporanea. Inviati, direttori, autori di libri che sono enttati in tutte le biblioteca. Non è questo il momento di ricordare tutti i nomi, che sono tanti, ma di ricordare una memorabile intervista che feci, nell'aprile 2013, per Pramzanblog, a Bruno Rossi, nativo di borgo del Naviglio. Da quel borgo, dopo il tradizionale e inevitabile tirocinio alle redazioni locali dell' Avvenire e del Resto del Carlino e poi alla Gazzetta di Parma, spiccò il volo per le grandi testate, così come i suoi compagni d'avventura alla cronaca della Gazzetta, Maurizio Chierici e Giuseppe Barigazzi, con i quali dall'indimenticabile Aldo Curti si vide affibbiare l'amabile appellativo di "i tri sjochètt". L'intervista del 2013 a Rossi è stata certamente una delle più belle che ho scritto e credo che sia buona cosa riproporla. Eccola.

LEGGETE L'INTERVISTA A BRUNO ROSSI

domenica 13 dicembre 2020

Torna "Bón Nadäl ala pramzàna"

IL NATALE È ALLE PORTE E
LA  CANZONCINA IN DIALETTO
SI È FATTA IL VESTITO NUOVO
Dopo 18.538 visualizzazioni in 9 anni (in due canali Youtube) l'ormai famoso brano scritto da Achille Mezzadri ed eseguito nel 2011 dalle Voci Bianche della Corale Verdi dirette da Beniamina Carretta, si ripresenta in versione "remastered",  ma senza perdere lo smalto e la sincerità di quella originale

di ACHILLE MEZZADRI

Bon Nadäl ala pramzàna, chi si rivede. Dal 2011 ogni anno, sotto Natale, torna online la canzoncina che, ai tempi fausti di Pramzanblog, scrissi  (testo e musica), sotto l'egida di Superblog pramzàn, una joint venture tutta parmigiana che inventai per riunire sotto un solo marchio tre siti che, almeno allora, erano uniti da un unico denominatore, la parmigianità: Pramzanblog, Parma in dialetto e Stadiotardini. Fu subito un successo, favorito anche da Tv Parma, allora diretta da Giuliano Molossi, che mandò in onda il video. Allora infatti ci eravamo fatti una domanda: c'è qualcosa che possiamo offrire ai nostri lettori? Una canzoncina. E così fu. Contattai Beniamina Carretta, la direttrice-anima delle Voci Bianche della Corale Verdi e le feci ascoltare la canzone. Le piacque subito e mi disse anche che avrebbe contattato il pianista maestro Roberto Barrali per l'arrangiamento e l'accompagnamento al piano. Contattai molti personaggi famosi di Parma, da Vittorio Adorni ad Alberto Michelotti, da Francesca Strozzi a Monica Bertini, da Paola Sanguinetti a Tonino Fereoli, da Edda Ollari al Dsèvod (Maurizio Trapelli), da Carlo Chiesa a Daniele Villani, da Paolo Zoppi a Luciano Armani, da Luigi Furlotti a Aldo Musci,  comprendendo ovviamente i miei "soci" della joint venture, Gabriele Majo e Enrico Maletti. Tutti entusiasti. E la location? Contattai Andrea Rinaldi, allora presidente della Corale Verdi: affare fatto. Avremmo registrato nella Sala Gandolfi della Corale. Bastava scegliere da data e l'orario. Una giornata magica. Arrivarono tutti puntuali, entusiasti di partecipare. Tra gli invitati c'era anche chi, pur aderendo all'iniziativa, non se la sentiva di cantare da "protagonista": Mauro Biondini, Alberta Brianti, Robi Bonardi,  Paolo Bucci, Giancarlo Ceci, Claudia Corbani, la marchesa Zaira Dalla Rosa Prati, Armando Gabba, Corrado Marvasi, Maria Francesca Piedimonte, Lorenzo Sartorio. Accontentati. Anche se Gabba, per la verità, l'avrei voluto tra i "protagonisti". Consegnai a tutti il testo. Facemmo brevi prove e cominciò la registrazione. Le riprese furono fatte da mio figlio Steve (suo anche il montaggio) e dal figlio di Enrico Maletti, Pietro (sue anche le sigle). Fortunatamente tutto filò liscio. Da quel momento Bón Nadäl ala pramzana divenne una piccola icona della canzone dialettale parmigiana. Dopo 9 anni ho sentito il bisogno di dare una spolveratina alla mia creatura del 2011 e così ho deciso (il Superblog pramzàn non c'è più) di metterle addosso un vestito nuovo: una versione, come dicono gli esperti, remastered, rimasterizzata. Con l'inserimento di immagini di Parma invernale e di alcuni dettagli, ma non senza una chiosa finale. Spero che piaccia anche questa versione. Comunque, per i nostalgici di quella originale, allego anche quella. (a.m.)


sabato 12 dicembre 2020

La diretta di "Believe in Christmas"


BOCELLI NELLA MAGIA DEL REGIO

Sontuoso ed emozionante spettacolo che il tenore ha regalato al mondo, affiancato dalla figlia Virginia di 8 anni - Musiche di ambientazione natalizia, con la partecipazione di grandi star, come il mezzosoprano Cecilia Bartoli, Zucchero, il soprano Clara Barbier Serrano e la violinista Anastasiya Petrishak - Orchestra del Teatro del Silenzio, condotta da Steven Mercurio

di ACHILLE MEZZADRI

Ventidue euro spesi bene. Assistere a uno straordinario concerto in diretta dal Teatro Regio di Parma con Andrea Bocelli Cecilia Bartoli, Zucchero, il soprano Clara Barbier Serrano e la violinista Anastasiya Petrishak per 22 euro non capita tutti i giorni. Spettacolo sontuoso ed emozionante questo Believe in Christmas, di grande valore artistico. Un Regio privo di pubblico, ma riempito dal calore della voce di Bocelli e degli altri cantanti, dalle straordinarie coreografie di Tiziana Pagliarulo, dall'Orchestra del Teatro del Silenzio, condotta da Steven Mercurio, dal Coro del Teatro Regio diretto magistralmente come solito dal maestro Martino Faggiani. Veniva voglia di mettersi in smoking, seppur seduti davanti allo schermo del computer. Bocelli ha emozionato con brani celebri come...

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venerdì 11 dicembre 2020

Gazzetta di Parma, il primo amore

DA UNA SCATOLA SPUNTARONO

I NUMERI INTERNI DELLA “GAZZA”

Basta niente per farsi prendere dalla nostalgia: è sufficiente aprire una scatola e trovarvi un cartoncino con stampati i numeri interni del giornale dove è cominciata la tua carriera -  Molti nomi, purtroppo la maggioranza, sono di colleghi, anzi di amici, che non ci sono più - Schiaretti 33, Molossi 20, Bellè 44… - Rivedere quei numeri è come rivivere quei tempi lontani, quando alla “mia” Gazzetta si viveva ancora l’epopea dell’”uno per tutti, tutti per uno” e ci si ritrovava con le famiglie anche in discoteca o per una gita…


di ACHILLE MEZZADRI


Nostalgia canaglia cantavano Al Bano e Romina e mai termine è più appropriato per spiegare che cosa ho provato quando da una scatola è spuntato fuori un cartoncino, lievemente ingiallito, con stampati i numeri interni della Gazzetta di Parma, inizio anni ’70, comunque prima del maggio ’71, quando mi trasferii a Milano alla Mondadori. Quei nomi, quei numeri… Direttore (Molossi) 20, Pedretti, Schiaretti e Salati 33, Tonarelli 36, Bellè 44, Guerrino Cavalli 26, Corti 34… Un cimitero. La maggioranza non c’è più e i sopravvissuti? Siamo in pochi. Eppure mi sembra così, strano, così impossibile. Torno col pensiero a quel periodo e mi pare di essere ancora con loro, lì, in via Emilio Casa, ben prima del trasferimento nella  uiova sede di via Mantova. Mi torna in mente, allora, Antologia di Spoon River, la celebre raccolta di poesie del poeta americano Edgar Lee Masters, dove l’autore riporta alla vita, con le loro storie, gli abitanti defunti di un paesino immaginario. Baldassarre Molossi (interno 20, ma risponde il segretario Bruno Castelli) è sempre  lì, nella sua stanza con le finestre che guardano in via Casa, con il busto di Giovannino Guareschi a fargli compagnia. E Aldo Curti (interno 25)... 

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giovedì 10 dicembre 2020

Anche "Pablito" ci ha lasciati

 La scomparsa di Paolo Rossi 

QUELLA BUGIA QUANDO

SI SPOSÒ CON SIMONETTA

Nel numero 37 del 1981 di Gente il grande Pablito (soprannominato così dal Mundial in Argentina del 1978), che ancora non aveva finito di scontare la lunga squalifica inflittagli dalla giustizia sportiva per il calcioscandalo, firmò il diario delle sue nozze a Vicenza con Simonetta Rizzato, la sua prima  moglie - Ora posso svelare il retroscena di quello “scoop” - Conoscevo Rossi da due anni, dal tempo del clamoroso processo sportivo 



di ACHILLE MEZZADRI

Dopo Maradona, anche Pablito. Le stelle si accendono e si spengono e l’universo le sostituisce con altre. Ma restano nei cuori di chi, con quelle stelle, ha gioito e pianto. E sognato. Paolo Rossi, da poche ore stroncato a 64 anni da un male inesorabile, non aveva ancora compiuto 22 anni quando, dal 1° al 25 giugno del ’78, indossò la maglia azzurra al mondiale in Argentina e con i suoi tre gol contribuì al lusinghiero quarto posto del l’Italia. E il giornalista Giorgio Lago coniò per lui il soprannome di Pablito. Fu infatti in quel mondiale che si accese la stella di Pablito, quel ragazzo di Prato che si era fatto le ossa nelle giovanili della Juventus, ma che aveva cominciato a farsi conoscere, due anni prima, con la maglia del Lanerossi Vicenza. Nei giorni di quel Mundial in Argentina gli italiani si innamorarono di Pablito e rimasero increduli, nell’80, quando quel ragazzo che li aveva abbagliati con i suoi gol, fu coinvolto nel vergognoso  calcioscandalo. Lui si dichiarò sempre innocente, ma la giustizia sportiva non fu del suo avviso e gli comminò una lunga squalifica. La stella di Pablito sembrava ormai spenta, invece si riaccese nel 1982, quando il mai dimenticato Enzo Berarzot, che  l’aveva lanciato nel Mundial argentino, a squalifica scontata lo rivolle in azzurro. E fu trionfo. Sei gol (con una memorabile tripletta al Brasile) titolo di capocannoniere del torneo e, soprattutto, grande protagonista del mondiale vinto. Fu in quegli anni che mi occupai più volte di Rossi. A quel tempo.... 

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giovedì 5 novembre 2020

Quei ragazzi dell'e-commerce


Proprio così: un giornalista continua la sua professione anche dopo la pensione. Chiamiamola come si vuole: una malattia, una piacevole consuetudine, un tic. Io preferirei chiamarla "una necessità". La necessità di raccontare la vita e i suoi protagonisti, grandi e piccoli. Per questo mi sono interessato e mi interesso alla storia di Federica e Filippo, due ragazzi di trent'anni cresciuti a Milano ma di origine messinese. Due ragazzi che si sono tuffati, e subito con successo, in un'avventura imprenditoriale, con i tempi che corrono. Due ragazzi che non si sono messi a imprecare ai tempi grami, alla sfortuna, ma che i sono rimboccati le maniche e hanno scelto l'e-commerce, il commercio online, per far conoscere a tutta l'Italia i prodotti della loro terra d'origine, con "Appa Messina". Due volte meritevoli, per il coraggio e per l'infinito amore per la Sicilia. Per questo ho voluto dedicare a loro e alla loro passione un breve video, che ho intitolato "Quei ragazzi dell'e-commerce".


mercoledì 15 luglio 2020

Il compleanno di Alberto Michelotti

I 90 anni di un “genio” di Parma

BUON COMPLEANNO BARACÓN!

Il mio amico Alberto Michelotti, grande ed arbitro internazionale di calcio, grande icona della parmigianità e grande Don Carlo del club dei 27, nella sua vita è sempre stato un “pezzo da 90” ma oggi l’appellativo gli si addice in pieno Tutta Parma e tutto il mondo dello sport sono sempre stati fieri, e lo saranno sempre, di quest’uomo dell’Oltretorrente, (da giovane soprannominat Baracón), che con la sua energia, la sua simpatia e il suo altruismo continua a lasciare il segno e va controcorrente in una società che non merita più uomini come lui

di ACHILLE MEZZADRI

Quanto tempo è passato Baracón! Sì, da quel giorno, il 15 luglio del 1930 in cui tua mamma Elsa ti mise al mondo in via Imbriani al nummor darsètt sott al mur ‘dla Nonziäda. Con la tua inimitabile parlantina tu stesso, nel 2011, per il mio filmato Parma mia, mi descrivesti quel giorno: “I m’àn portè fóra in bras e mi s’éra séz chilo e méz. Mo co’ l’à fat chilé, un bò? no a l’à fat un ragas… Inveci a són nasù mi, che adésa són ancorra chì e són ancorra chì per sincuant’ani”. Son passati nove anni, Alberto, e secondo quel vaticinio dovresti vivere  an-cora 41 anni e forse non sarà così. Però sono felice e siamo tutti felici, di poterti fare gli auguri per il tuo compleanno. E che compleanno!........

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