giovedì 4 giugno 2020

1968 Malmenato dai "pacifisti"



Ah, il Sessantotto... Anno indimenticabile di tribolazioni, contestazioni, università occupate. Io avevo 23 anni ed ero un cronista "d'assalto" della Gazzetta di Parma. Così ero sempre in prima linea quando avvenivano proteste al Teatro Regio, all'Università o quando i contestatori "tiravano le pietre" alle finestre  del giornale, allora in via Emilio Casa. Così fu normale che la sera del 15 settembre venissi mandato io allo storico Cinema Verdi, in via Paciaudi, per documentare quello che stava succedendo. Era in programmazione il film Berretti verdi sulla guerra in Vietnam, diretto e interpretato da John Wayne. Film che creò, anche a Parma, malumori tra tutti coloro che contestavano le azioni belliche statunitensi anti - vietcong. Infatti l'ingresso del cinema fu bloccato da un "picchetto" di contestatori che urlavano contro gli Stati Uniti e il presidente Johnson. Io dovevo fare il mio lavoro e penso che mi sarei limitato a prendere appunti e magari scattare una foto da lontano. Ma non ci vidi più quando i contestatori cominciarono a inveire anche contro la Gazzetta.
Purtroppo tra loro c'era anche un nostro collaboratore, il "vice" delle critiche cinematografiche. Che inveissero gli altri poteva essere considerato normale, ma lui... Così mi venne spontaneo scattare una foto con la Rollei d'ordinanza per documentare i loro gesti minacciosi. Ne nacque un putiferio. I "pacifisti" mi circondarono, cercarono di strapparmi la macchina fotografica, provarono a malmenarmi (con parziale insuccesso) e vennero fermati dai poliziotti, che così mi "salvarono". Fui accompagnato (non però in stato di fermo) in Questura, dove spiegai i particolari dell'accaduto.  Poco più tardi arrivò il mio collega Enea Arlunno che mi riaccompagnò al giornale, dove scrissi il pezzo. Il capocronista di allora, Aldo Curti, era anche corrispondente dell'Ansa, l'agenzia nazionale, e dettò l'articolo che fu poi ripreso da alcuni quotidiani, il Giornale di Brescia, il Carlino Sera, la Nazione Sera, la Prealpina di Varese e il Piccolo di Trieste, che addirittura dedicò al fatto un titolo a due colonne. Non mi sono mai pentito della foto che avevo scattato: era il mio gesto di protesta non nei confronti del gruppetto di "pacifisti", ma specificamente rivolto al collaboratore della Gazzetta che aveva inveito contro il "mio" giornale.

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