sabato 13 giugno 2020

La mia Parma in déshabillé

Nel 1971 scrissi il mio sesto e penultimo articolo su Parma Bell'Arma, la strenna natalizia dei parmigiani, il primo da quando ormai ero esule volontario alla Mondadori di Milano. Scelsi per  questo di fare un ritratto di quella che era stata la mia Parma nel periodo in cui, dal 1966 al 1969, ero cronista di "nera" alla Gazzetta di Parma. Una città vista nella sua intimità, nei verbali dei carabinieri, nei referti d'ospedale, nei riti della notte, con risotti alla quaglia alle due. Una città disadorna dei suoi orpelli di vanità, del suo proverbiale desiderio, retaggio dei tempi del Ducato, di apparire sempre bella, ducale e fascinosa. Una città vera che amavo profondamente soprattutto quando potevo apprezzarla mentre dormiva, passeggiando da solo per i vicoli, di notte, al ritorno magari da un servizio per uno spaventoso incidente notturno in autostrada. Una "Parma in déshabillé".

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