L'imperatore Hirohito con Hosny Mubarak e signora |
Per me fu un'emozione indescrivibile trovarmi, per pochi istanti, a due passi dall'imperatore giapponese Hiroito, allora ottanduenne. Ciò avvenne la mattina del 6 aprile 1983, nell'immenso piazzale antistante l'ingresso del Palazzo Imperiale. Mi trovavo lì, assieme al fotografo Bruno Oliviero, con i sei gemelli Giannini, i loro genitori, Rosanna e Franco e i loro nonni, Vera e Brunero. Non sapevamo che quel giorno l'imperatore avrebbe incontrato il presidente egiziano Hosni Mubarak, arrivato nel Paese del Sol Levante su invito del premier Yasuhiro Nakasone. Oliviero stava scattando alcune foto ai bambini con mamma e papà quando i poliziotti ci invitarono con gentile fermezza a scostarci perché stava uscendo il corteo imperiale, quattro o cinque limousine nere. Guardai attentamente e fui certo di aver "catturato", seppur per pochi istanti, il volto di Hirohito. Ecco, in quell'attimo mi ero trovato a due passi da uno dei personaggi che avevano segnato la storia: Hirohito, l'uomo-leggenda che nel gennaio del 1946, per disposizione americana, aveva dichiarato, in un editto, primo imperatore nella storia del Giappone, di non essere divino e di non esserlo mai stato. Ecco, l'uomo che era stato alleato di Hitler e di Mussolini, che aveva assistito impassibile all'attacco aereo di Pearl Harbour, che aveva apprezzato le gesta eroiche dei kamikaze, che aveva dovuto accusare anche il tremendo colpo dei bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki, ecco, quell'uomo era davanti a me. Incredibile.
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