Ero un giovanissimo (e magrissimo) cronista della Gazzetta di Parma quando ebbi la fortuna, invidiatissimo, di intervistare un mito del cinema mondiale, Charlie Chaplin che, allora 78enne, fece una capatina a Parma con la moglie Oona O'Neil e, mi pare di ricordare, con la figlia Geraldine. Per la verità l'intervista fu poi pubblicata sul giornale a firma di Bruno Salati, un collega squisito che si divideva tra l'insegnamento come maestro alle elementari al mattino e come giornalista al pomeriggio. La capatina di Charlot a Parma era un tema a lui congeniale e il capocronista Aldo Curti lo affidò a lui. Io per il momento ero ancora un cronista di nera...
Ma Salati non se la cavava con l'inglese e invece io ero reduce da due anni alla facoltà di lingue della Bocconi di Milano (facoltà che ebbe vita breve, l'ateneo aveva un dna prettamente di economia) e quindi ero la persona giusta al posto giusto. Tutte le domande a Charlot le feci io e tutte le risposte le tradussi io. E Salati prendeva appunti, mentre Giovanni Ferraguti, allora non ancora giornalista ma fotografo ufficiale del quotidiano, ci immortalava tutti quanti. Chaplin, affiancato dalla moglie Oona davanti al Duomo, fu molto disponibile e accettò perfino di essere seguito al ritorante La Filoma, in borgo XX marzo, allora gestito dal mitico Sergio Ravazzoni, dove si gustò un bel piatto di tortelli d'erbetta...
I ricordi (e non solo) di oltre cinquant'anni anni di carriera di un testimone del tempo
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