Lo stesso tempo dell'intervista. Fu un vero e proprio match tra il giornalista e il pugile. Lo lavorai ai fianchi, lo anestetizzai di domande, al punto che un suo amico, dopo solo mezz'ora, gli disse: "Vuoi che te lo levi di torno?". "No, no, mi diverto, voglio vedere chi resiste di più". Fu un match pari. Alla fine sfiniti tutti e due. Parlammo della sua carriera di campione predestinato, di Napoli, del razzismo, della sua costosa passione per le auto, della sua paura di volare e di mille altre cose. E, finita la cena, sulla sua automobile, volle farmi ascoltare in anteprima le canzoni che stava per incidere come cantante. Un'intervista molto divertente.
I ricordi (e non solo) di oltre cinquant'anni anni di carriera di un testimone del tempo
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venerdì 1 maggio 2020
1982: con Patrizio Oliva fu un match
Patrizio Oliva aveva 23 anni e aveva già vinto il titolo olimpico, ma non era ancora diventato campione del mondo. Lo incontrai a Cento (Ferrara), in occasione di una premiazione. Feci l'intervista al ristorante, seduto accanto a lui, durante la cena, che essendo "ufficiale" durò quasi due ore.
Lo stesso tempo dell'intervista. Fu un vero e proprio match tra il giornalista e il pugile. Lo lavorai ai fianchi, lo anestetizzai di domande, al punto che un suo amico, dopo solo mezz'ora, gli disse: "Vuoi che te lo levi di torno?". "No, no, mi diverto, voglio vedere chi resiste di più". Fu un match pari. Alla fine sfiniti tutti e due. Parlammo della sua carriera di campione predestinato, di Napoli, del razzismo, della sua costosa passione per le auto, della sua paura di volare e di mille altre cose. E, finita la cena, sulla sua automobile, volle farmi ascoltare in anteprima le canzoni che stava per incidere come cantante. Un'intervista molto divertente.
Lo stesso tempo dell'intervista. Fu un vero e proprio match tra il giornalista e il pugile. Lo lavorai ai fianchi, lo anestetizzai di domande, al punto che un suo amico, dopo solo mezz'ora, gli disse: "Vuoi che te lo levi di torno?". "No, no, mi diverto, voglio vedere chi resiste di più". Fu un match pari. Alla fine sfiniti tutti e due. Parlammo della sua carriera di campione predestinato, di Napoli, del razzismo, della sua costosa passione per le auto, della sua paura di volare e di mille altre cose. E, finita la cena, sulla sua automobile, volle farmi ascoltare in anteprima le canzoni che stava per incidere come cantante. Un'intervista molto divertente.
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