Per il servizio in Catalogna partii con la piccola troupe al seguito (Giambattista Reduzzi e un altro operatore del quale purtroppo non ricordo il nome) e con un volo Alitalia arrivammo a Barcellona. Qui eravamo attesi dagli organizzatori dell'evento motonautico e fummo accompagnati a Bañolas. Quella sera mangiammo all'aperto in un ottimo ristorantino e qui avvenne il mio primo incontro ravvicinato con la paella (ma anche con la sangria). La notte dormimmo in tre stanzette, piccole e molto spartane, dell'antico monastero di Sant Esteve. Mai avrei immaginato di trascorrere una notte da... monaco. Il giorno dopo ci accompagnarono al lago, dove si sarebbe disputata la gara. Ci lasciarono in punto in riva al lago dove sarebbe arrivato uno del club motonautico organizzatore per portarci in motoscafo alla postazione a noi destinata. Cominciò la gara, alla quale partecipava il pluricampione mondiale Renato Molinari ma nessuno era ancora venuto a prenderci, eravamo nervosi.Mentre Molinari era già in testa (poi vinse) arrivò trafelato quello che doveva essere il nostro "taxista" (si fa per dire), ci caricò in fretta e furia e ci "catapultò" verso la nostra postazione, viaggiando sul lago però, a tutta "manetta", in senso contrario alla gara. Prima di sdraiarmi sul motoscafo per non vedere il momento dell'impatto e della nostra fine, feci in tempo a vedere Molinari che si sbracciava rivolgendoci contro chissà quali e quanti epiteti. Ci andò bene, è vero, ma una cosa è certa: quel giorno rischiai (rischiammo) di morire e adesso non sarei qui a raccontare l'episodio. La giornata finì in modo lieto. La corriera che ci avrebbe riportato a Barcellona sarebbe partita troppo tardi, allora cercammo un taxi. Due taxisti si rifiutarono, a causa della distanza, il terzo accettò. Ma alla fine del viaggio, appunto di oltre 120 chilometri, ci disse: "Yo soy el taxista mas tonto de Bañolas". In serata, con una passeggiata nelle Ramblas, finì, la nostra giornata che aveva rischiato di essere l'ultima della nostra vita.



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