venerdì 15 maggio 2020

1981 Villeneuve: "Sì, ho paura di morire"


Nel luglio del 1981 intervistai Gilles Villeneuve, rimasto nella storia della Formula 1 come uno dei più grandi della storia dell'automobilismo sportivo, nonostante non abbia mai vinto un titolo mondiale. Lo incontrai per Gente, ma portai con me anche un operatore di Antenna Nord, per un breve servizio che fu inserito, mi pare di ricordare, nella popolarissima trasmissione Grand Prix. Andai dunque a Lenno, sul lago di Como, nel cantiere nautico di Tullio Abbate, perché qui Villeneuve aveva acquistato una barca off-shore per navigazione di altura, lunga 11 metri e 40. La passione per le barche gli era stata trasmessa dall'amico e collega Didier Pironi e Villeneuve, che nel mondo dei motori era considerato un pilota spericolato, capace di imprese incredibili, aveva in mente di eccellere anche nella motonautica.
Sogno che non riuscì a realizzare, perché sarebbe morto 10 mesi più tardi, l'8 maggio 1982, nel circuito di Zolder, in un incidente durante le qualifiche del Gran Premio del Belgio. Lo incontrai insieme con la moglie Joanna sotto gli occhi di Tullio Abbate. Mi parlò della sua vita, della sua spericolatezza già da giovanissimo nelle gare di motoslitte, dell'amore per la moglie e i figli Jacques (futuro campione del mondo) e Melanie, dell'onore di correre per una Ferrari. Quando gli chiesi se aveva paura di morire (domanda d'obbligo quando si intervista un campione delle quattro o delle due ruote) mi rispose così: "Ho paura quando sono a casa, quando penso alla mia vita, ai rischi che corro. Ma quando salgo sulla mia Ferrari la paura scompare, non penso più a Joanna, a Jacques, a Melanie, c'entra solo la gara e la voglia di vincere".

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