Sogno che non riuscì a realizzare, perché sarebbe morto 10 mesi più tardi, l'8 maggio 1982, nel circuito di Zolder, in un incidente durante le qualifiche del Gran Premio del Belgio. Lo incontrai insieme con la moglie Joanna sotto gli occhi di Tullio Abbate. Mi parlò della sua vita, della sua spericolatezza già da giovanissimo nelle gare di motoslitte, dell'amore per la moglie e i figli Jacques (futuro campione del mondo) e Melanie, dell'onore di correre per una Ferrari. Quando gli chiesi se aveva paura di morire (domanda d'obbligo quando si intervista un campione delle quattro o delle due ruote) mi rispose così: "Ho paura quando sono a casa, quando penso alla mia vita, ai rischi che corro. Ma quando salgo sulla mia Ferrari la paura scompare, non penso più a Joanna, a Jacques, a Melanie, c'entra solo la gara e la voglia di vincere".
I ricordi (e non solo) di oltre cinquant'anni anni di carriera di un testimone del tempo
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venerdì 15 maggio 2020
1981 Villeneuve: "Sì, ho paura di morire"
Sogno che non riuscì a realizzare, perché sarebbe morto 10 mesi più tardi, l'8 maggio 1982, nel circuito di Zolder, in un incidente durante le qualifiche del Gran Premio del Belgio. Lo incontrai insieme con la moglie Joanna sotto gli occhi di Tullio Abbate. Mi parlò della sua vita, della sua spericolatezza già da giovanissimo nelle gare di motoslitte, dell'amore per la moglie e i figli Jacques (futuro campione del mondo) e Melanie, dell'onore di correre per una Ferrari. Quando gli chiesi se aveva paura di morire (domanda d'obbligo quando si intervista un campione delle quattro o delle due ruote) mi rispose così: "Ho paura quando sono a casa, quando penso alla mia vita, ai rischi che corro. Ma quando salgo sulla mia Ferrari la paura scompare, non penso più a Joanna, a Jacques, a Melanie, c'entra solo la gara e la voglia di vincere".
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