Non era la prima volta che assistevo, in una sala operatoria, a un intervento chirurgico (foto in basso a destra). Mi era già capitato due volte a Parma, per un'operazione ai tendini di un bambino vietnamita, al Don Gnocchi e per la sostituzione di una valvola cardiaca alla clinica Barbazza, fatta dal professor Morino. Ma era la prima volta che assistevo a un trapianto di rene. Per un paio d'ore, all'ospedale Niguarda, seguii il lavoro dell'equipe chirurgica del reparto "Pizzamiglio secondo" del Niguarda, a Milano, diretta dal professor Lino Belli.
Prima del trapianto al Niguarda parlai con il paziente, un operaio di Veduggio, Ennio Vignoni, di 32 anni e nella stessa giornata andai a trovare i familiari del povero ragazzo, Giancarlo Aimar, di 17 anni che aveva perduto la vita in un incidente con il ciclomotore ed era rimasto in coma per 8 giorni. I suoi reni erano stati donati a due malati in lista d'attesa e Vignoni era uno dei due.
Il servizio mi diede anche l'opportunità di parlare con i dirigenti milanesi dell'Aido, alle prese allora con il problema di sensibilizzare la gente alla donazione degli organi, una scelta che a quei tempi stentava ancora a decollare.
Prima del trapianto al Niguarda parlai con il paziente, un operaio di Veduggio, Ennio Vignoni, di 32 anni e nella stessa giornata andai a trovare i familiari del povero ragazzo, Giancarlo Aimar, di 17 anni che aveva perduto la vita in un incidente con il ciclomotore ed era rimasto in coma per 8 giorni. I suoi reni erano stati donati a due malati in lista d'attesa e Vignoni era uno dei due.
Il servizio mi diede anche l'opportunità di parlare con i dirigenti milanesi dell'Aido, alle prese allora con il problema di sensibilizzare la gente alla donazione degli organi, una scelta che a quei tempi stentava ancora a decollare.
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