lunedì 25 maggio 2020

1984 In Messico per l'ora di Moser





















Il gennaio 1984 fu all'insegna di Francesco Moser e l'Also Enervit del dottor Sorbini che patrocinava  e assistiva il suo tentativo di battere il record dell'ora, invitò  in Messico i giornalisti delle più importanti testate italiane per dare il maggior risalto possibile all'impresa. Io andai per Gente e partii giovedì 19 dalla Malpensa. Con un volo Lufthansa arrivai ad Amsterdam e da lì proseguii il viaggio su un altro volo Lufthansa diretto a Città del Messico. Quando arrivai al mio albergo, il Chapultepec, scoprii che Moser aveva già battuto il record di Eddie Merckx e, superando la barriera dei 50 orari, l'aveva portato a 50,808. Mi fu spiegato però che il record non era stato programmato per quel giorno.

Doveva essere un test sui 20 chilometri, ma Francesco aveva proseguito. Il tentativo "ufficiale" restava programmato per lunedì 24 e dovevano arrivare ancora tanti giornalisti, nonchè personaggi come Alfredo Martini, Vittorio Adorni e perfino Enzo Bearzot, CT della nazionale di calcio. Presi il contatto con Corrado Corradini, fotografo dell'agenzia di Sandro Girella, che era già lì da due giorni e ci avrebbe dato il servizio, così mi immersi nell'atmosfera della frenetica attesa. Seguii gli ultimi allenamenti di Francesco al Centro Deportivo Olimpico, andai nel suo "rifugio" alla periferia di Città del Messico, dove viveva con la moglie Carla Merz, la figlioletta Francesca di un anno e mezzo, il massaggiatore Giorgio Gamberini, sua moglie Anna e il meccanico "Cerè" Fucacci.
Non mancarono i momenti di svago. Per esempio una sera a cena con Gianpaolo Ormezzano, che, in un ristorante argentino, mi magnificò la bellezza della sua compagna, facendomi vedere con orgoglio una sua foto. E, domenica  23, feci una visita allo straordinario Museo Nazionale di Antropologia, dove acquistai un sarape (l'abbigliamento tradizionale maschile) per il mio piccolo secondogenito, Steve. Nel parco intorno al Museo vidi anche i mariachi, i tradizionali suonatori messicani. L'indomani fu il giorno della grande impresa.
Moser era scalpitante. La telecronaca Rai era di Adriano Dezan, lo speaker ufficiale Attilio Monetti, ritrovai anche il mio amico Vittorio Adorni, che per altro era il mio assicuratore e Pierluigi Bisceglia, un operatore Mediaset che avevo conosciuto ai tempi di Antenna Nord. Sentivo insomma un po' "aria di famiglia". Moser fu fenomenale e strapazzò il suo fresco record portandolo a 51,151. Trasmisi il pezzo al mio giornale attraverso la telescrivente dell'albergo e poi tornai in Italia. A Milano, pochi giorni dopo, era già pronto il mio libro L'ora di Moser, pubblicato dall'editore Forte, con le foto di Corrado Corradini. In Messico non mi ero accorto, e nessuno me l'aveva detto, che Carla, la moglie del campione, nei giorni dei record era al quinto mese di gravidanza.
Lo scoprii qualche mese dopo, quando il 19 maggio, alla clinica San Camillo di Trento, diede alla luce il secondogenito, Carlo. E Francesco, al quale regalai una copia del mio libro sulla sua impresa, in cambiò regalò a Gente, in esclusiva, la prima foto del piccolo Carlo tra le sue braccia, scattata dall'indimenticabile Norberto Zini, lo stesso che, quattro anni prima,  al mio fianco aveva scattato le prime foto ai sei gemelli Giannini.

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