Il gennaio 1984 fu all'insegna di Francesco Moser e l'Also Enervit del dottor Sorbini che patrocinava e assistiva il suo tentativo di battere il record dell'ora, invitò in Messico i giornalisti delle più importanti testate italiane per dare il maggior risalto possibile all'impresa. Io andai per Gente e partii giovedì 19 dalla Malpensa. Con un volo Lufthansa arrivai ad Amsterdam e da lì proseguii il viaggio su un altro volo Lufthansa diretto a Città del Messico. Quando arrivai al mio albergo, il Chapultepec, scoprii che Moser aveva già battuto il record di Eddie Merckx e, superando la barriera dei 50 orari, l'aveva portato a 50,808. Mi fu spiegato però che il record non era stato programmato per quel giorno.
Non mancarono i momenti di svago. Per esempio una sera a cena con Gianpaolo Ormezzano, che, in un ristorante argentino, mi magnificò la bellezza della sua compagna, facendomi vedere con orgoglio una sua foto. E, domenica 23, feci una visita allo straordinario Museo Nazionale di Antropologia, dove acquistai un sarape (l'abbigliamento tradizionale maschile) per il mio piccolo secondogenito, Steve. Nel parco intorno al Museo vidi anche i mariachi, i tradizionali suonatori messicani. L'indomani fu il giorno della grande impresa.
Lo scoprii qualche mese dopo, quando il 19 maggio, alla clinica San Camillo di Trento, diede alla luce il secondogenito, Carlo. E Francesco, al quale regalai una copia del mio libro sulla sua impresa, in cambiò regalò a Gente, in esclusiva, la prima foto del piccolo Carlo tra le sue braccia, scattata dall'indimenticabile Norberto Zini, lo stesso che, quattro anni prima, al mio fianco aveva scattato le prime foto ai sei gemelli Giannini.
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